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Correlazioni in Medicina



Confronto a breve e medio termine tra endoarteriectomia e impianto di stent per la stenosi carotidea


E' stata portata a termine una revisione sistematica della letteratura seguita da una meta-analisi per valutare la sicurezza relativa a breve termine e l’efficacia a medio termine di endoarteriectomia carotidea versus impianto di stent carotideo.

Sono stati presi in considerazione gli studi randomizzati e controllati che hanno confrontato le 2 tecniche in pazienti con stenosi carotidea con o senza sintomi.

L’endpoint primario era un esito composito di mortalità o ictus, mentre quelli secondari erano morte, ictus, infarto miocardico o neuropatia facciale ( come endpoint individuali ) e mortalità o ictus disabilitante ( come endpoint composito ).

Sono stati inclusi nell’analisi 11 studi ( 4.796 pazienti ); 10 relativi agli esiti a breve termine ( n=4.709 ) e 9 a medio termine ( 1-4 anni ).

Il rischio periprocedurale di mortalità o ictus è risultato inferiore per endoarteriectomia carotidea ( odds ratio, OR=0.67; P=0.025 ) che per impianto di stent carotideo, soprattutto per una diminuzione del rischio di ictus ( OR=0.65; P=0.049 ), mentre il rischio di mortalità ( OR=1.14; P=0.727 ) e l’endpoint composito di mortalità o ictus disabilitante ( OR=0.74; P=0.088 ) non hanno mostrato differenze significative.

I rischi di infarto del miocardio periprocedurale ( OR=2.69; P=0.036 ) o danno ai nervi craniali ( OR=10.2; P minore di 0.001 ) sono risultati maggiori nel gruppo endoarteriectomia che in quello stent.

Sul medio periodo, i 2 trattamenti non hanno mostrato differenze significative per quanto riguarda ictus o mortalità ( hazard ratio, HR=0.90; P=0.314 ).

In conclusione, è stato dimostrato che l’endoarteriectomia carotidea è superiore all’impianto di stent carotideo per gli esiti a breve termine, ma non sono emerse differenze significative sugli esiti a medio termine e tali differenze sono risultate legate soprattutto a ictus non-disabilitante.
Con l’impianto di stent carotideo si sono manifestati molti meno danni ai nervi craniali e infarti miocardici. ( Xagena2010 )

Meier P et al, BMJ 2010; 340: c467



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